MUSEOS DE LA SEDA / SILK MUSEUMS
sotto forma di un tradizionale tavolo da stampa serigrafico trasformato in uno strumento interattivo, veicoliamo la comprensione e il funzionamento della tecnica di stampa, cavallo di battaglia della produzione comasca dagli anni Venti. La ricerca di nuovi metodi per la narrazione porta anche all’installazione di una parete tattile in cui si potrà, entro la fine dell’anno, riconoscere la seta al tatto, con l’auspicio che l’installazione tattile faccia da trampolino per un percorso sensoriale ben più ampio. Oggi, video raccolti dall’Istituto Luce di Roma girati tra la fine degli anni Venti e i primi anni Quaranta, coadiuvano la visita: uno in particolare, degli anni Venti, è diventata strumento di sperimentazione con l’Istituto Tecnico di Setificio in collaborazione con l’Università dell’Insubria di Como: tramite un progetto condiviso i ragazzi della scuola superiore, sotto la guida degli studenti universitari e la supervisione del Museo, daranno voce contemporanea al video muto realizzato nel 1929 che narra il tema della gelsibachicoltura. Un progetto, quest’ultimo che va ben oltre la ricerca, e che estrae dal cappello un’altra tra le parole-chiavi su cui il “nuovo” Museo della Seta si fonda: le Relazioni territoriali. CONCLUSIONI Il forte legame della storia sia ad esempio per saldare il legame che oggi si vuole avere tra i Musei che parlano la stessa lingua di seta: valga ricordare la storia che lega Como a Valencia, ovvero i trenta chili di “ sementa di setta ”, ovvero di seme di baco da seta, che nel 1609 Paolo Emilio e Papiro Odescalchi spedirono da Como a Valencia al commerciante lariano Costantino Cernezzi per il “ buon esercizio della bachicoltura” . Un esempio perfetto che suggerisce a noi tutti una rinnovata unità di intenti e di azioni per la diffusione delle culture tessili. I laboratori didattici proposti al Museo e nelle scuole sono annunciati dai nostri migliori ambasciatori: i bachi da seta. É stato così che la scorsa primavera oltre 50 classi di ragazzi dai 3 ai 19 anni son diventati piccoli allevatori di bachi grazie a un progetto di recupero della filiera che ha coinvolto le scuole: il Museo ha raccontato la lunga storia che lega la seta a Como con gli occhi dei più giovani. Abbiamo raccontato loro che un mondo intero e un’intera economia si reggono su un piccolo animale che nasce da un uovo grande come una punta di spillo ma capace di alimentare un segmento di economia che connette il mondo. Abbiamo lasciato in ciascuna classe una decina di bachi con precise istruzioni per l’allevamento e una disponibilità a seguirli per qualunque problema: i nostri ambasciatori hanno dipanato un filo che ci lega a quelle scuole e ci legherà ancora a lungo. Certe volte la custodia esce dal racconto e si fa oggetto, e allora succede che al Museo si ricevano ancora oggi interi archivi donati da disegnatori e fotografi; collezioni di tessuti o attrezzature che raccontano non solo la lavorazione di un settore ma, soprattutto, la storia di un mondo del lavoro industriale che è cambiato profondamente e che oggi vede nel Museo il luogo del racconto di una intera civiltà. Così proponiamo il nostro Museo della seta di Como: una ellenistica agorà in cui ciascuno può contribuire a promuovere conoscenza e storia, perché dove c’è fruizione del bene culturale, c’è maggiore felicità. 99
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