MUSEOS DE LA SEDA / SILK MUSEUMS

I due cantieri sono avanzati in contemporanea, ma quello del Museo del Setificio Piemontese, di dimensioni più ridotte, è stato ultimato all’inizio del 2005, mentre quello del secondo lotto è stato ultimato e inaugurato nel giugno del 2006. I lavori edili e impiantistici del secondo lotto sono stati affidati, tramite procedura pubblica bandita dalla Fondazione Filatoio Rosso di Caraglio, alla ditta Romano Costruzioni s.r.l. di Cardito (NA) e quelli di restauro alla ditta Fabricarestauri s.a.s di Torino. I lavori del Museo della seta sono stati realizzati, su incarico dell’Associazione Culturale Marcovaldo, dalla ditta Toselli Costruzioni di Peveragno (CN). Per alcuni piccoli lavori di completamento sono stati impiegati artigiani locali. Il restauro architettonico e gli scavi stratigrafici dei baratroni e della filanda sono stati diretti dalle Soprintendenze di settore. PROGETTO, RECUPERO E VALORIZZAZIONE DEL NUCLEO TARDO SEICENTESCO. VICENDE STORICHE E COSTRUTTIVE DEL SETIFICIO Intorno alla metà del Seicento si assiste in Piemonte al decollo dell’industria serica, sostenuto dalla politica economica del governo sabaudo che vedeva in questo settore il principale propulsore per lo sviluppo economico dello Stato. Come è noto, due importanti innovazioni, una in campo tecnologico e una in campo organizzativo, diederoavvioaquesto fenomeno.Laprima si riferisceall’introduzione in Piemonte del mulino circolare a ruota idraulica, proveniente dalla città di Bologna 1 : una grande e complessa macchina con la quale si produceva il prezioso organzino, un filato ritorto assai pregiato, richiesto in tutt’Europa dalle tessiture che producevano drappi in seta di qualità pregiata. La seconda innovazione, conseguente alla precedente, riguarda la nascita del “sistema di fabbrica”, ovvero la concentrazione all’interno di un unico complesso edilizio dell’intero ciclo di produzione del filo di seta 2 , in modo da poter esercitare uno stretto controllo qualitativo sul prodotto finale. Per questi motivi, sul finire del XVII secolo sorsero nei principali centri urbani del Piemonte meridionale numerosissime “fabbriche da seta”. La scelta dell’ubicazione di questi stabilimenti trovava le sue fondate ragioni in alcune considerazioni oggettive: la cospicua presenza di corsi d’acqua indispensabili per la movimentazione delle ruote idrauliche, gli ingenti quantitativi di legname necessario per la costruzione dei macchinari e per l’alimentazione dei “fornelletti a fuoco diretto”, la grande disponibilità di manodopera a basso costo e il microclima favorevole alla coltivazione dei gelsi, indispensabile materia prima per l’alimentazione dei bachi. L’antica fabbrica da 1 Sull’introduzione in Piemonte del mulino da seta “alla bolognese” si vedano i contributi di C. Poni, Misura contro misura: come il filo di seta divenne sottile e rotondo , in Quaderni Storici , n. 47 (1981), ora inC. Poni, La seta in Italia. Una grande industria prima della rivoluzione industriale, a cura di V. R. Gruder, E. Leites, R. Scazzieri, Il Mulino, Bologna 2009; e di G. Chicco, La seta in Piemonte. 1650-1800 , Franco Angeli, Milano 1995. 108

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