MUSEOS DE LA SEDA / SILK MUSEUMS

2 Si veda in proposito C. Poni, All’origine del si- stema di fabbrica: tecnologia e organizzazione produttiva dei mulini da seta nell’Italia settentrionale (sec. XVII-X- VIII), in “Rivista Storica Italiana”, n. 88 (1976), pp. 447-487, ora in C. Poni, La seta in Italia. Una grande industria prima del- la rivoluzione industriale, a cura di V. R. Gruder, E. Leites, R. Scazzieri, Il Mulino, Bologna 2009, pp. 3-63 seta di Caraglio rappresenta uno tra i più significativi documenti materiali di una realtà produttiva ormai scomparsa: è la concreta testimonianza dello sviluppo in senso industriale del settore. Il complesso edilizio, che fino a una ventina di anni fa ci appariva come un contenitore vuoto e in stato di totale abbandono, conservava in realtà al suo interno la tangibile memoria dei processi di lavoro, pur avendo subìto trasformazioni fisiche e funzionali conseguenti allo smantellamento degli impianti produttivi. Per tali ragioni le nostre ricerche hanno avuto come principale punto di riferimento il manufatto architettonico, inteso come una vera e propria fonte documentaria in grado di fornire, attraverso l’interpretazione delle tracce materiali superstiti, indicazioni utili a comprendere le fasi di trasformazione del complesso edilizio in rapporto al processo di lavoro. Le tecniche di analisi applicate nello studio del Filatoio rientrano solo in parte nel vasto panorama delle ricerche sull’archeologia industriale, avvicinandosi maggiormente a quelle utilizzate nel campo degli studi archeologici, che diventano assolutamente indispensabili quando, come nel nostro caso, le fonti scritte e iconografiche sono molto scarse, lacunose e frammentarie. Il setificio di Caraglio venne fatto edificare tra il 1676 e il 1678 da Giovanni Gerolamo Galleani, uno dei più prestigiosi imprenditori torinesi, il quale aveva individuato nella zona presso la Fontana di Celleri, ai confini del territorio comunale, il sito ideale per la costruzione di un complesso integrato filanda-filatoio, nel quale filare e torcere la seta. Egli propose alla municipalità di Caraglio di costruire “un edificio di considerabil spesa nel finaggio del presente luogo e nella regione della Fontana di Celleri, non troppo discosto dall’origine e sorgente di detta Fontana, e nelli beni attigui alla strada di Dronero, con quantità di fornelletti e in quello costruere Filatori, ingegni ed ordegni per far filare e fabricare organzini finissimi alla bolognese” 3 . L’Ordinato comunale datato 8 febbraio 1676 4 fornisce ulteriori preziose informazioni in tal senso, infatti Galleani in primo luogo richiedeva di “poter avere e servirsi in tutti li giorni e tempo di lavoro e travaglio, della detta aqua della Fontana interamente, senza che possi essere impedita da alcuno” 5 , inoltre chiedeva che l’acqua “sin all’origine e sorgente […] non possi servir ad alcuno […] ne esser tan poco intorbidata o fatta opera che potesse apportare pregiudizio al negozio della seta” 6 . In soli due anni era stato costruito quello che probabilmente è il primo setificio sorto nel territorio dell’odierna provincia di Cuneo. Giovanni Gerolamo era figlio di Giovanni Francesco Galleani che negli anni sessanta del Seicento aveva introdotto in Piemonte il torcitoio circolare idraulico in Borgo Dora a Torino e successivamente, nel 1670, aveva costruito a Venaria un complesso edilizio 7 che vedeva per la prima volta riuniti in un unico edificio la filanda per la trattura e il filatoio con 3 Archivio Storico del Comune di Caraglio (d’ora in avanti ASCCa), Contratti , cat. V, vol. 211, c. 40r, 52v. 4 Ivi, c. 41r. 5 Ivi 6 Ivi, c. 42r. 7 Cfr. P. Chierici, Da Torino tutt’intorno: le “fabbriche da seta” dell’antico regime , in G. Bracco (a cura di), Torino sul filo della seta , Archivio Storico della città di Torino, Torino 1992, pp. 177-202. 109

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